Ciao amici, oggi, stamattina sono stato a fare un servizio in carcere a Le Vallette. Con me c’erano Ondina che ha organizzato il servizio e Carotina. Le emozioni vissute sona state mille e forse di più. E’ iniziato con la paura, la paura di entrare in un posto del genere, dove si scontano le pene dove generalmente ti ci trovi se hai commesso un reato, hai infranto la legge. E che ci facciamo noi li? Davanti al carcere ci sono tante persone, immagino parenti di detenuti, ma la tensione sale, sono in anticipo. Gli altri non si vedono. La gente mi guarda, ha il volto ancora addormentato ed è stranita a vedermi lì. Anche io sono stranito, confuso, mi chiedo se è stato il caso di venire. Li vedo: rabbia, angoscia, di chi a qualcuno dentro. Arrivano gli altri e anche le ragazze di telefono azzurro che hanno fatto da tramite per farci entrare oggi. Ci fanno le raccomandazione del caso ed entriamo. Prima porta, seconda porta, ci perquisiscono e tutto ok. Le guardie sono simpatiche, stanno al gioco, ridono con noi, per fortuna la tensione si stempera un pò. Entriamo proprio nel carcere, abbiamo superato due cancellate altissime, due controlli, ora siamo dentro. Ci dirigiamo al nido dove ci sono i bimbi con lo le loro mamme. Per la cronaca le mamme detenute che hanno figli, possono tenerli con loro fino al compimento del terzo anno del bambino. La prima cosa che sento e il rumore che fanno le detenute con degli oggetti sulle sbarre, credo per richiamare la nostra attenzione. Fino ad ora lo avevo visto e sentito nei film. Oggi è realtà. È il primo colpo forte. Si entra nel reparto, altro controllo, adesso bisogna dire nome e numero, quello scritto sul pass, vedo le chiavi i cancelli, la tensione e di nuovo alle stelle. Abbiamo l’ok e possiamo salire, finalmente vediamo i bimbi con le mamme e cominciamo a giocare e via subito con i trucchi, i bimbi sono pochi ma giocano, li trucchiamo, ci facciamo truccare, giochiamo con le mamme, palloncini, magia, ancora trucco, hai bimbi agli altri volontari alle mamme. Ora mille domande affollano la mia mente, mi veniva da chiedere, perché sei qui cosa hai fatto per far stare tuo figlio in carcere, perche un bimbo di tre anni deve stare in carcere. Mi chiedo, ma io l’ho mai gustata la libertà, quella che mi fa decidere se andare a sciare la domenica o meno, se alzarmi al mattino e decidere se andare o meno al lavoro, se fare la spesa, cucinare oppure andare a magiare la pizza. Arriva una guardia e ci dice che dobbiamo uscire, caspita sono passate due ore. Anche in questa situazione, che dici? A presto? Buona domenica? Un ciao e camminare. Ho ancora addosso l’odore di quel posto. L’esperienza è ancora calda, i pensieri gireranno ancora molto nella mia testa. Sarà dura rielaborali e dargli un che di significato.
Scusate mi sono dilungato. Ma volevo scrivere subito. Un saluto e a presto.
Saccottino
lunedì 22 febbraio 2010
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