Cara la mia Bolla, è curioso, anche io ho fatto la stessa riflessione. Ieri è stato un servizio sereno, in ogni camera abbiamo portato un sorriso e siamo stati accolti bene, anche dove ci hanno chiesto di non fermarci. A me ha fatto riflettere Rosanna: un sorriso sdendato e baffuto con uno sguardo diretto e franco, di quelli che non hanno paura di guardare in faccia la realtà. E nel salutarci ha detto "arrivederci". L'ha detto e ripetuto, e secondo me non era un caso. "Arrivederci" è un bel saluto: si riconosce che il tempo trascorso insieme è stato piacevole, che si desidera ripetere l'incontro. E' una promessa per il futuro e per questo non si dice in ospedale. E naturalmente noi ci siamo guardati bene dal ripeterlo. Il claun vive solo nel presente. Eppure, ho iniziato a pensare a tutti i malati che non ho più visto, e ho realizzato che non per tutti c'è stato il lieto fine. Me ne vengono in mente alcuni, anche per me risalgono ai primi servizi. Condivido il tuo pensiero, Candiolo è anche la "sfida" di vedere l'evoluzione della malattia e nonostante tutto sorridere e far sorridere, con una leggerezza ancorata a terra da empatia e rispetto.
Buon compleanno Mole, grazie a tutte le persone con cui ho fatto servizio in questo anno di "socia" e a tutte quelle con cui spero di farlo presto.
E grazie a tutte quelle che mi hanno dato un passaggio!
La Peppa
lunedì 22 marzo 2010
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